Che fine faranno le Dolomiti Bellunesi?
Chi mi conosce sa due cose di me:
- quanto io sia capace di spaccare i marroni per ottenere qualcosa che sento utile e importante
- quanto io ami le montagne
Ce n’è anche una terza più recente: a volte rischio per imparare a fidarmi della vita -tranne nello sci alpinismo con grado 3-
Qualche anno fa mi sono presa il rischio di dividere la mia vita tra la pianura padana e un borgo al sole tra le Dolomiti Bellunesi, nell’agordino precisamente.
Ergo = ho aperto una partita iva e ho svuotato il conto per un mutuo.
Ora: per qualcuno il rischio di pestare le merde di cervo in giardino può essere reale. Come lo può essere quello di dover fare venti minuti di strada per fare una spesa completa.
C’è un benessere più profondo però della comodità dei servizi a portata di auto e del riscaldamento a gas. E sono gli orizzonti dolomitici fuori dalla finestra ogni giorno. E per me, a volte, è abbastanza.
Allego foto.
questo branco di cervi viene a mangiare di fronte casa mia ogni sera.
C’è un però importante ed è il “però” della mia generazione.
Leggo quasi ogni giorno la storia dei liberi professionisti fascia 30-40: in fuga da una realtà alla ricerca di un senso dall’altra parte del mondo, corse e sgomitate per un proprio posto, ritirate dalle aziende italiane.
Sopraffatti dall’incertezza, esausti dal non vedersi riconoscere il proprio potenziale.
Io ho la fortuna di avere di fianco a me due persone che ogni giorno giocano su questa stessa scacchiera. E questo linguaggio lo conoscono bene. Uno ha svuotato il conto insieme a me, e l’altra è la mia socia.
E se andiamo avanti col sorriso nel cuore e un bicchiere di birra sempre pieno, è perché insieme non perdiamo mai l’orientamento. Insieme non vuol dire che guardiamo sempre nella stessa direzione, o sappiamo sempre dove siamo. Insieme vuol dire che quando una smarrisce la bussola, l’altra è pronta a tirare fuori la mappa. E anche noi, ogni giorno, come la maggior parte dei freelance della nostra generazione, prendiamo sulle spalle il nostro zaino e camminiamo.
Abbiamo fondato Frequenza Umana qualche anno fa, l’abbiamo anche lasciata andare per un po’.
Ma oggi siamo qua, e siamo qua vuol dire che tra queste Dolomiti, dove lavoro per parte parte del mio tempo, io ci ho visto un modo nuovo di respirare e anche di lavorare.
È così che qualche mese fa decido di mettere a disposizione del territorio agordino, gratuitamente, le nostre competenze di organizzatrici di eventi.
Emetto un suono nella speranza di un eco a valle.
Ma dalle amministrazioni solo un silenzio assordante.
Il territorio montano è un terreno delicato: i passi da muovere devono essere calibrati, mai prepotenti, mai invadenti.
A volte è difficile. A pesare le parole, a pesare i gesti, a non sentirsi accolti.
Tutto sommato però le montagne più belle del mondo se lo meritano il nostro contributo.
Così alla fine ci stiamo provando a organizzare un evento per il territorio, con il territorio, per le persone, per il futuro.
Ma senza il territorio, senza voci autorevoli in ascolto.
Per il futuro? E chi lo sa a questo punto.
Poi ho visto questo video: Dolomiti: la (non) provincia italiana che sta scomparendo
Grazie alla mail di Nicola ora so che le domande che mi sono posta in questi anni, anche se non hanno ancora una risposta, hanno trovato almeno uno spazio in cui esistere.
Il video affronta queste tematiche:
- La provincia di Belluno, Luxottica e il Ladino
- Lo spopolamento nella provincia di Belluno, la richiesta di autonomia e il confronto con l’Alto Adige
- La minoranza linguistica ladina. Le controversie tra Ladinia storica e parlanti bellunesi
- Le divisioni interne alla provincia di Belluno. La ricchezza locale e il ruolo di Luxottica
- Da soli non si va da nessuna parte. Possiamo davvero salvare l’Italia?
Ora faccio un augurio e chi avrà a cuore questo argomento capirà le conclusioni.
Mi auguro che tutto quello di cui si parla in questo video, dia almeno un po’ di dispiacere -come direbbe il buon Franco Battiato-. E mi rivolgo a chi si è preso la responsabilità, in questi anni, di dare una direzione ai cittadini, una risposta ai problemi.
Mi auguro che abbiate dei figli, dei nipoti, e che almeno solo una volta gli abbiate sentito esprimere un desiderio per il futuro.
Mi auguro vediate la tristezza del loro cuore prendere il treno e dover abbandonare questi luoghi incontaminati per inseguire un’idea di felicità.
Per studiare, per formarsi.
E mi auguro riusciate a percepire l’amarezza di vedere realizzati quei sogni in un’altra città.
Oppure mi auguro siate sereni nel cuore quando abbandonando un desiderio, adattandosi a una realtà che tutto sommato può funzionare, entreranno nella macchina di montaggio di Luxottica, serviranno ai piani dei grandi hotel turistici e strapperanno biglietti alle piste da sci.
Che i vostri silenzi servano a farvi riflettere, che la vostra assenza serva a noi per aggrapparci ancora più forte ai nostri desideri.
Maila